F. Bissoni “IL SECOLO XIX” 03/12/1976
“Benchè la grafica incida sui dipinti con una ricca terminologia segnica, vibrante ed espansa sulla tela in proliferazione d’indubbio fascino, a Contrada spetta la testimonianza di una sensibilità fuori dal comune, altrettanto intensa e vibratile di quella segnica. Con foga d’illustratore, esgli sintetizza nelle tele di più vaste dimensioni, racconti interi, simboleggiando od alludendo a problemi esistenziali e sociali di portata notevole. Inserito quindi nelle contraddizioni del reale che sviluppa nella produzione artistica, egli sa darne un ritratto alieno da pesantezze dialettiche, dato il linguaggio spesso tinto di fantasia che usa. Un paesaggio di Chioggia come una distesa di Langhe assume, nelle sue opere, un’ombra di favola, perchè il pittore costruisce col colore e del colore stesso apprezza particolarmente il chiaroscuro, il controcanto tonale che si identifica in un morbido movimento di masse. La figurazione spesso si combina alla trasparenza del ricordo, ponendo la narrazione su due piani: quello del reale e quello della memoria, entrambi suggestivi. Un ritratto poco tradizionale, gli studi sui cavalli intesi come forme dinamiche destinate a animare lo spazio, l’allegoria visibile in una tela sui cani da corsa (la frenesia di giungere: ma dove?), insieme al pizzico di erotismo riconoscibile in gran parte delle tele, denota di Contrada una tradizionalità d’espressione usata in senso antitradizionale, partecipe ai tempi.”